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Rischi naturali nell’area metropolitana di Roma

(Funzionario responsabile di Posizione Elevata Qualificazione Dott. Geol. Giovanni Rotella)

Domini fisiografici e caratteri geologici generali dell’area metropolitana

L’area metropolitana di Roma (oltre 5300 km2 di superficie) può essere suddivisa in distinti domini fisiografici, estesi da aree si montagna (massima elevazione gli 1855 m s.l.m. di M. Autore, nella dorsale dei Monti Simbruini) fino alle pianure costiere tirreniche.

Nel settore nord-occidentale, al confine con la Maremma, i rilievi costieri dei Monti della Tolfa e dei Monti Ceriti, prodotti del magmatismo acido pliocenico con affinità alla Provincia Magmatica Toscana, si stagliano sulle aree più depresse circostanti: il bacino di Tarquinia a nord, il bacino di Tolfa ad Est e le strette piane costiere ad Ovest.

Progredendo verso oriente si passa al Distretto Vulcanico Sabatino, che ospita i Laghi di Bracciano e di Martignano; i rilevi vulcanici digradano poi progressivamente alla bassa Valle del Tevere.

La fascia costiera tirrenica si sviluppa nel territorio metropolitano per circa 130 km da nord a sud, dalla foce del Fiume Mignone, presso Civitavecchia, che delimita il confine provinciale con Viterbo, fino a Torre Astura, vicino a Nettuno, al margine dell’Agro Pontino. Il settore costiero centrale è costituito dal sistema deltizio del Tevere.

Con il termine Campagna Romana si descrive un ampio dominio fisiografico, costituito da un plateau vulcanico dalla morfologia dolce, diffusamente inciso dal reticolo idrografico dei bacini dei Fiumi Tevere e Aniene; la Campagna Romana si estende dalla Sabina meridionale sino alla fascia periferica dei Colli Albani e a quella pedemontana dei Monti Lepini. In questo settore, in corrispondenza del tratto meridionale della zona di taglio trascorrente a decorso N-S, nota come “Faglia Sabina”, si è strutturato il bacino travertinoso pleistocenico delle Acque Albule.

L’area urbana di Roma occupa una superficie di oltre 1200 km2; gli elementi geologico- morfologici principali sono la dorsale plio-quaternaria di Monte Mario ad asse meridiano ed il plateau vulcanico dei Sette Colli, rispettivamente in destra e sinistra idrografica della valle alluvionale del Fiume Tevere. Il principale tributario del Tevere, il Fiume Aniene, vi confluisce in prossimità di Ponte Salario. Tutto reticolo idrografico naturale ha subito nei secoli profonde trasformazioni di carattere antropico connesse alle varie fasi di urbanizzazione; lo spessore dei riporti in alcuni settori della Città supera i 15 metri.

A sud della Città si erge l’edificio vulcanico dei Colli Albani (o Vulcano Laziale), dominato dal relitto della struttura calderica dell’edificio Tuscolano- Artemisio; nella zona occidentale del distretto albano si trovano due bacini lacustri: il Lago Albano di Castel Gandolfo e il lago di Nemi.

Nei settori orientale e sud-orientale del territorio metropolitano si stagliano le dorsali carbonatiche della cosiddetta “Regione Orientale” (sensu Ventriglia); si tratta delle strutture interne dell’Appennino Centrale, separate dalle unità arenaceo-pelitiche flyschoidi mioceniche, interpostesi durante la costituzione dell’orogeno. I rilievi più occidentali del Preappennino Laziale (Monti Lucretili, Tiburtini, Ruffi, Prenestini) sono costituiti da unità calcareo-silicee meso-cenozoiche del Dominio di transizione Sabino; ancora più ad Ovest emergono dalla morfologia della Campagna Romana gli horst carbonatici del Monte Soratte e dei Monti Cornicolani.

Spostandosi invece verso oriente, si risale il corso dell’Aniene sino ad incontrare il tratto meridionale del lineamento tettonico ad asse meridiano, noto in letteratura come “Linea Olevano- Antrodoco”; tale elemento strutturale, che ha controllato la sovrapposizione delle unità tettoniche di transizione su quelle di piattaforma, ha condizionato l’impostazione della media Valle del Fiume Aniene. In destra idrografica dell’Aniene si ergono i rilevi carbonatici in facies di piattaforma carbonatica laziale abruzzese dei Monti Simbruini, mentre la adiacente dorsale dei Monti Affilani, anch’essa ad asse appenninico come quella simbruina, separare funge da spartiacque con la testata del bacino del Fiume Sacco, che scorre verso sud per confluire nell’alto bacino del sistema fluviale Liri- Garigliano- Volturno.

Pericolosità naturali - Generalità

La varietà descritta dei caratteri geologici e geomorfologici del territorio metropolitano di Roma Capitale controlla natura e distribuzione dei fattori di pericolosità naturali, riconducibili ai seguenti punti:

  • Fenomeni franosi;
  • Alluvioni e esondazioni;
  • Sismicità locale (incluse zone della piattaforma continentale tirrenica);
  • Effetti sismici di far-field;
  • Maremoti;
  • Sinkholes, collasso di cavità sotterranee e subsidenza;
  • Emissioni di gas endogeni e attività idrotermale;
  • Criticità quantitative delle acque sotterranee (depauperamento delle falde);
  • Criticità qualitative delle acque sotterranee (contaminazione).